Storia di Catania
9.
S.Agata
Dire
di questa Santa siciliana, universalmente venerata e inserita nel canone del
messale romano, è dire della storia e della cultura di Catania, tanto
inscindibilmente città e patrona sono legate. La Santa protegge la città e i
suoi abitanti, che a lei si rivolgono nelle loro necessità e nei momenti
difficili del loro rapporto con l'Etna. All'intercessione della loro
concittadina santa i catanesi ricorrono da secoli, quando la lava del vulcano li
minaccia in modo particolare. E' una lunga storia cominciata il I febbraio
dell'anno 252, appena un anno dopo il martirio della vergine cristiana.
Quell'anno si ebbe una violenta eruzione, che venne miracolosamente fermata
dalla contrapposizione del velo appartenuto alla martire perseguitata dal
proconsole romano Quinziano. Il velo è una striscia di seta, il cosiddetto
flameum virginale delle fanciulle consacrate a Dio, che misura m. 4x0,50. Si
conserva in cattedrale nello scrigno contenente anche altre reliquie agatine.
Sul colore rosso del velo si tramandano varie leggende. Secondo una di esse il
velo, originariamente bianco, divenne rosso allorché una matrona copri il corpo
della Santa bruciato nel supplizio finale. I festeggiamenti in onore di
Sant'Agata entrano nel vivo dal 3-5 febbraio con le cannalore, che attualmente
costituiscono la nota più colorita dei giorni della festa. Le cannalore sono
dei giganteschi candelabri in legno ornati di statue di angeli e santi con scene
del martirio della Santa e fregi vari, attualmente se ne contano 11, cosi
distribuite lungo la processione. Viene prima la più piccola, che è quella
fatta costruire da mons. Ventimiglia dopo l'eruzione lavica del 27 aprile 1766.
Seguono quella dei Rinoti, cioè degli abitanti di San Giuseppe La Rena, e
l'altra degli Ortofrutticoli. Terza dei Pescivendoli; quarta quella dei
Fruttivendoli, seguono Macellai, Pastai, Pizzicagnoli, Bettolieri, Panettieri.
L'ultima è quella voluta dal cardinale Dusmet per il circolo di Sant'Agata.
Costruite in stile gotico, liberty, barocco e rococò. Avanzando per le vie, le
candelore seguono un movimento ritmico, la cosiddetta annacata, che crea cadenze
suggestive. Il fercolo viene trainato con due lunghissimi cordoni dai fedeli
devoti, indossando dei sacchi bianchi, chiamati 'sai', e berretti di velluto
nero, che avanza tra le grida di: "cittadini, viva Sant'Agata!" e
"tutti divoti i citatini: evviva Sant'Aita!". Il busto di Sant'Agata
risale nel lontano Trecento, è sormontato da una coltre di gioielli e di pietre
preziose che vanno dal Trecento all'Ottocento. La corona d'oro, ornata di
smalti, viene tradizionalmente attribuita a un dono del re Riccardo Cuor di
Leone, che l'avrebbe offerta alla Santa quando sostò a Catania, diretto in
Terrasanta per la terza crociata. Dietro il busto sopra il fercolo viene
sistemata anche la cassa del tesoro, volgarmente detta 'scrignu'. L'argento è
lavorato in stile gotico con pilastrini e statue di apostoli e vescovi. Contiene
otto teche con reliquie della Santa: due con i femori, due con le gambe, due con
le braccia, una con la mammella, una col velo[10].
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